martedì 29 maggio 2007

1110 -1330 - LA CULTURA ERMAFRODITA

Caravaggio, Estasi di San Francesco

Nei primi decenni del 1300 si assiste in Italia alla fioritura di una nuova sensibilità morale, etica ed estetica che prende avvio dalla diffusione di opere provenienti dalla Grecia classica e dalla radicale trasformazione socio - economica che investe le città italiane che conquistano l’autonomia di repubbliche.

In particolare Siena e Firenze diventano le capitali di una nuova cultura che spinge all’emancipazione non solo politica dallo Stato della Chiesa, ma soprattutto etica e spirituale. Contemporaneamente emergono individui che traducono in pratica ciò che Ruggero Bacone (1214-1294), un erudito che conosceva oltre il latino, l’ebraico, l’arabo e il greco, aveva intuito essere l’ ‘istanza più urgente’ dello ‘spirito del tempo’: il problema della conoscenza priva dell’esperienza diretta. In uno dei suoi libri afferma:
“Sono due i modi di conoscere , si conosce o per mezzo del ragionamento e, o per mezzo dell’esperienza. Il ragionamento ci porta alla conclusione o ci costringe ad ammetterla , ma non è in grado di darci certezza, né riesce ad allontanare il dubbio , acquietando la mente nella intuizione della verità se non quando riesce a trovarla mediante l’esperienza.., perciò non basta solo il ragionamento, ma è necessaria anche l’esperienza diretta.”

A differenza di quanto avviene nel resto d’Europa, l’emergere dell’individuo ‘ermafrodita’, cioè dell’individuo consapevole di poter percepire autonomamente la verità, di poter discriminare il vero dal falso sulla base dei propri sentimenti e conoscenze acquisite, si concretizza in Italia nella particolare esperienza dell’artista, del poeta e del letterato di desiderare di conoscere ‘direttamente’ la verità attraverso la pratica dell’Arte.
Nell’Europa dei primi due secoli del millennio la diffusione della cultura di ispirazione araba-orientale , proveniente dalle labili frontiere della Spagna, espande la consapevolezza collettiva in tre ‘filoni interpretativi’ che avranno un notevole influsso germinativo sulle scelte degli individui più sensibili.

L’esaltazione dei sentimenti d’amore presenti nelle liriche della poesia araba feconda nell’Europa del Nord il culto dell’ ‘amore casto e dall’amor cortese’ che ispirano i romanzi cavallereschi sul Grall, intrisi di simbolismo e di metafore ermetiche inerenti alla trasformazione della libido per mezzo della rinuncia erotica, della devozione del cuore e l’elevazione spirituale compiuta nel sacrificio dell’ego agli ideali di purezza e fraternità. In Italia, invece, l’esperienza mistica e alchemica di S. Francesco diviene il modello vivente della rinuncia alla libido, alla ricchezza materiale e al privilegio di nascita in grado di innescare e di portare a compimento il processo di trasformazione dell’identità ermafrodita nella consapevolezza trascendente dell’androgino.

L'androgino è in grado di integrare le energie femminili ‘lunari’ nella coscienza paterna ‘solare’ come esperienza concreta e praticabile capace di ristabilire l’armonia dell’essere con le creature della Natura, il Creato e l’Universo. Rinunciando all’identità sociale e libero dai legami materiali, dagli abiti sontuosi e dalle ricchezze paterne, Francesco assimila dalla ‘luce di Dio’ i contenuti filosofici orientali che sono il fondamento della teoria greca degli stoici, dei cinici e degli epicurei che pongono come condizione per il raggiungimento della saggezza la rinuncia al mondo.

“Se la salvezza non è di questo mondo, tanto vale rinunciarvi, e il rinunciante, (samnyasin), che si fa strada nella cultura indiana antica come colui che cerca la verità abbandonando la vita sociale e i suoi obblighi per dedicarsi alla propria ascesi individuale, è il prototipo dell’individuo. Il suo tratto specifico è quello di bastare a se stesso rinunciando al mondo sociale, condizione indispensabile per lo sviluppo spirituale individuale.” (Galimberti, Psiche e Techne). La percezione nel ‘cuore’ dell’Amore per Dio, per la donna o per la Natura, inteso come sentimento in grado di risvegliare l’anima , produce un immediato cambiamento nel ‘percorso evolutivo occidentale’ che ispira l’individuo a diventare un cercatore di verità, un pellegrino o un viandante in perenne viaggio alla ricerca della ‘fonte di salvezza’, oppure, come in S.Francesco, sospinge l’anima a cercare ‘alchemicamente’ dentro se stessa l’illuminazione ‘dello spirito’

L’elaborazione della conoscenza diviene, fra il 1110 e il 1330, un processo emotivo- cognitivo ‘itinerante’, intimamente connesso alle sensazioni e alle emozioni mistiche, estetiche e “evocative” percepite ed ‘esplorate’ con il corpo, strumento di redenzione o di dannazione dell’anima.

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